In una conferenza stampa toccante e seguitissima – era dai tempi delle dimissioni del sindaco breve Flavio Delbono che a Bologna non si vedevano sale così gremite – è stata presentata nell’ambito di Exposanità alla Fiera di Bologna, la seconda edizione di Happy Hand (1-3 Giugno), la manifestazione sulla disabilità che promuove lo sport come mezzo di inclusione sociale, già definita al suo esordio “il miglior avvenimento mai realizzato su sport e disabilità”. La kermesse rilncia la dolce utopia di arrivare un giorno ad assistere a una sola Olimpiade, nella quale gareggino uomini e donne senza la distinzione tra chi ha le ruote e chi un paio di scarpe ginniche. Mentre nella sala pienissima già si notavano occhi che andavano ad allagarsi di emozione, sono stati presentati i tre testimonial di quest’anno: John Kirwan (capitano degli All Blacks neozelandesi di rugby, già allenatore dell’Italia e del Giappone, ora tecnico della squadra tutte stelle dei Barbarians), Bebe Vio (quindicenne pluricampionessa di scherma seduta, prossima tedofora alle Paralimpiadi di Londra 2012) e Laura Rampini (paracadutista paraplegica con 300 lanci all’attivo). Dopo le sentite motivazioni emotive che Kirwan ha condiviso con tutti (un caro amico rugbista, Gianca, è diventato tetraplegico a seguito di un incidente di gioco: “Lo sport a me ha dato tutto, una vita felice come non avrei mai immaginato, e lo stesso sport al mio amico ha tolto quasi tutto. Ma c’è una filosofia in Nuova Zelanda legata al rugby: quando trovi un muro è il momento di cominciare a spingere”), dopo la determinazione e i sorrisi contagiosi di Bebe che ha raccontato aneddoti sulle sua ultima partecipazione a una gara Mondiale (vinta…, ovviamente), dopo il torrenziale e inarginabile narrare di Laura Rampini, è stata la volta di Mauro Giusti, il padrone di casa della festa “24ore tuttinsieme a Mauro”, la cui associazione Mauro Boy’s capitanata da Fulvio Favaron quest’anno collabora con Happy Hand. Una immagine per tutte: il modo in cui Fulvio, raccontandoci del loro splendido gruppo, accarezzava e teneva la mano a Mauro. E per tutto quel tempo il profondo senso di Happy Hand era racchiuso in quell’intrecciarsi di dita. Grazie ragazzi. Che bella che è la vita.